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Il disastro di Balvano, la sciagura del treno 8017

La tragedia di Balvano
La tragedia di Balvano

Era il 1944, anno caratterizzato dagli avvenimenti della Seconda Guerra Mondiale. In quel periodo, i treni venivano presi d’assalto e molte persone pur di spostarsi da un punto all’altro del Paese viaggiavano scomodamente sui treni merci. Un evento tragico caratterizzò il mese di marzo, precisamente nella notte tra il 2 e il 3 marzo il treno 8017 che viaggiava sulla linea Battipaglia-Potenza-Metaponto, si fermò per insufficienza di forza trazione nella galleria delle “Armi” tra Balvano e Bella Muro.

Balvano, la più grande tragedia ferroviaria della storia d’Italia

A oggi quella notte viene definita come il più grande disastro della storia ferroviaria italiana nel quale persero la vita 517 persone a causa dell’asfissia provocata dagli scarichi del treno. Dopo aver recuperato i corpi, i soccorsi per mancanza di posti nei cimiteri, seppellirono le vittime in una fossa comune e solo alcuni tra questi furono richiesti dalle famiglie e traslati nei cimiteri dei luoghi nei quali vivevano.

la tragedia di Balvano, la descrizione degli eventi

Il treno partì dalla stazione di Balvano (Potenza) alle 00.50, poco dopo imboccò la galleria delle “Armi”, dove si fermò per ben 5 ore non riuscendo a ripartire a causa, forse, del carico troppo pesante. Nonostante fosse classificato come treno merci, il convoglio risultava appesantito dall’assalto di numerosi lavoratori che anche se sprovvisti di biglietto viaggiavano sui tetti dei vagoni. All’interno delle carrozze erano allestite semplici panche utilizzate dai viaggiatori stanchi del lungo viaggio. Altri vagoni ospitavano animali vivi che servivano come merce di scambio. Quando il treno si fermò nella galleria delle “Armi”, l’aria iniziò a diventare irrespirabile e i vagoni incominciavano a riempirsi di un fumo nero e denso. L’aria iniziava a mancare, il monossido di carbonio si dilatò nell’aria, uccidendo i viaggiatori che per l’ora tarda si erano appisolati. Per loro non si poté far nulla, morirono nel sonno.

Balvano, poche indagini e la memoria

Quello fu un disastro ormai dimenticato del quale pochi parlano. Il caso non fu approfondito, a causa del complicato momento storico, la guerra era ancora in corso l’Italia era divisa, al sud gli Alleati, al nord i nazifascisti. Il procuratore di Potenza archiviò il caso, stabilendo che la colpa dell’accaduto era del carbone di scarsa qualità. Era vero che il carbone acquistato per alimentare il treno fosse di qualità scadente, ma era anche vero che qualsiasi carbone utilizzato avrebbe potuto avvelenare i viaggiatori del Treno 8017. Così il caso fu risolto con una lista numerosa di vittime e nessun responsabile. Molti rapporti, documenti e testimonianza relative a quella notte furono smarrite nel tempo, ma grazie ai microfilm forniti dalle autorità angloamericane, si riuscì a fare un po’ di chiarezza, almeno storica, su quel disastro. Le prove acquisite contenevano documenti segreti per quell’epoca, e fu trovata una dichiarazione di un ferroviere in servizio quella notte, il quale sottolineò che molte persone morirono a causa dei ritardi dei soccorsi.  Purtroppo a molte domande non si poté dare una risposta.

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