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Gli Usa, Trump e la democrazia: siamo caduti in basso?

Il presidente Kennedy, il sigillo del Presidente degli Stati Unit e l'attuale presidente Donald Trump
Il presidente Kennedy, il sigillo del Presidente degli Stati Unit e l'attuale presidente Donald Trump

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha recentemente dichiarato che non sarebbe giusto concedere un giusto processo a coloro che entrano illegalmente negli Stati Uniti. Immaginiamo che abbia fatto un ragionamento: Se una persona commette un reato entrando illegalmente, perché devo concedergli un processo giusto? Ma la risposta è: se il processo non lo fai a chi commette un reato, a chi lo devi fare?

È ovvio che se una persona subisce un processo è accusata di aver commesso un reato, quindi è altrettanto ovvio concedere il giusto processo a coloro che hanno commesso un reato. La funzione del giusto processo è intrinsecamente simbiotica con quella di presunzione di innocenza. Il processo ha la finalità di perseguire il reato ma anche di consentire all’accusato di produrre tutte le prove, gli interrogatori e i documenti utili a dimostrare la sua non colpevolezza. Il fatto che un accusato non sia colpevole e che riesca a dimostrarlo non significa che il reato non sarà perseguito. Ci potrebbero ad esempio essere i veri colpevoli che per una qualche ragione non sono ancora stati identificati.

Tornando al presidente Trump, successivamente incalzato da una giornalista sull’opportunità o meno per il presidente degli Statu Uniti di rispettare la Costituzione degli Stati Uniti sulla quale ha giurato al momento dell’insediamento, il famoso Donald Trump ha risposto “non lo so, non sono un avvocato”.

Eppure è quantomeno una gaffe enorme, almeno quanto tutto il territorio degli Stati Uniti. Una gaffe inopportuna per un uomo che ha una tale responsabilità e ha giurato sulla Costituzione, una carta non troppo lunga da leggere che dovrebbe aver almeno guardato prima di giurare altrimenti a qualche americano potrebbe venire in mente che forse lo fa solo per la poltrona e per lo studio ovale. Il problema è che spesso i media, finanche i giornalisti del web, tendono a presentare gli Stati Uniti come la più grande democrazia del mondo e il presidente degli Stati Uniti come il capo del mondo libero. Ma se il mondo è libero non ha un capo, al più potrebbe avere un amministratore protempore.

Secondo i teorici della democrazia “moderna” e quindi anche “contemporanea” – occhio alle definizioni, moderno non significa di oggi, ma dell’epoca moderna – la democrazia è sicuramente il potere del popolo ma anche la separazione dei poteri e la loro reciproca indipendenza. Un potere esecutivo, legislativo e giudiziario. Democrazia quindi significa che il popolo sceglie i propri rappresentanti o il proprio presidente, ma non ci si ferma lì.

Il presidente detiene il potere esecutivo, volendo può farlo con uno o più ministri per farsi aiutare meglio nella gestione. L’importante è che sia potere esecutivo e solo esecutivo.

Il potere legislativo di solito è affidato a un gruppo di persone, in questo caso definito Parlamento. Il Parlamento deve essere indipendente dal presidente e quindi dal potere esecutivo altrimenti non c’è democrazia.

Vi deve essere poi un potere terzo e imparziale, il potere giudiziario che serve per risolvere controversie tra cittadini, tra cittadini e Stato e tra apparati dello Stato. Tra le prerogative dell’esercizio del potere giudiziario vi è la garanzia di un giusto processo a tutti coloro che sono accusati di un reato. Nel nostro caso questa prerogativa è garantita dall’articolo 111 della Costituzione. Anche la Costituzione degli Stati Uniti prevede l’indipendenza della magistratura e la garanzia di un processo equo. Inoltre da noi non potrebbe accadere che si revoca un visto a un cittadino straniero per idee su un conflitto portato avanti da uno Stato nostro alleato o addirittura dal nostro stesso governo. La Costituzione italiana è un baluardo di libertà che all’articolo 21 tutela libertà di stampa ed espressione e che impedisce di perseguire chiunque per motivi politici. Queste cose da noi le facevano i fascisti e comunque lo fanno le dittature. Se una di queste cose fosse accaduta in Italia ci saremmo trovati sui social tanta gente che avrebbe scritto “mi vergogno di essere italiano”. Magari senza sapere cosa stava scrivendo e perché, giusto per dire qualcosa che abbia effetto. Chissà se negli Stati Uniti si vergognano di un presidente che non conosce e spergiura la Costituzione e del fatto che si viene perseguiti per i propri pensieri. A pensare che nell’inno nazionale si fa riferimento alla Patria della Libertà. Modi di dire o di pensare, qui siamo in democrazia e il mondo è bello perché è vario.

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