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Buonanotte Mezzogiorno: una “visione” della Questione Meridionale e del Localismo Virtuoso

La copertina di Buonanotte Mezzogiorno con personaggi del cinema e della televisione e vedute che rappresentano il Sud
La copertina di Buonanotte Mezzogiorno con personaggi del cinema e della televisione e vedute che rappresentano il Sud

Il divario economico e sociale tra Nord e Sud Italia rappresenta una delle problematiche più persistenti del nostro paese. Nonostante i numerosi tentativi di risoluzione, le differenze territoriali continuano a caratterizzare il panorama italiano con implicazioni significative sullo sviluppo nazionale.

Le Origini della Questione Meridionale

La questione meridionale, termine usato per la prima volta nel 1873 dal deputato Antonio Billia, identifica la persistente arretratezza socioeconomica delle regioni meridionali rispetto al resto d’Italia. Le sue radici risalgono al periodo dell’unificazione italiana, quando emerse con chiarezza una profonda disparità tra le diverse aree del paese. Come evidenziato dagli studiosi dell’epoca, il Sud sembrava aver sofferto maggiormente del processo di unificazione, mostrando tassi di sviluppo economico e sociale inferiori rispetto al Nord e al Centro. Questo divario spinse i governi Zanardelli e Giolitti a implementare i primi interventi legislativi a sostegno delle economie meridionali, seguiti nel periodo repubblicano dalla creazione di enti come la “Cassa per il Mezzogiorno”, specificamente dedicati al monitoraggio e al sostegno delle economie del Sud. A proposito di Mezzogiorno, il caso ha voluto che qualche anno fa leggessi il libro Buonanotte Mezzogiorno, curato da due docenti dell’università di Bari: Daniele Petrosino e Onofrio Romano. Nell’aprile del 2023 a una conferenza alla quale era relatore l’amico Stefano Fassina, proprio davanti a me arrivò a sedersi un uomo che a fine esposizione fu interpellato per un parere. Scoprii che il suo nome era Onofrio Romano. Il libro del quale è coautore fornisce una descrizione di quella che è l’immagine del sud veicolata dal cinema, dalla televisione e dai media dell’informazione. Ho deciso quindi di rivolgere qualche domanda al professor Romano per approfondire la genesi del libro, testo utilizzato anche a livello accademico, e sulle problematiche attuali del Sud.

Com’è nata l’idea di scrivere questo saggio nel quale si mostra al lettore come i cittadini italiani percepiscono il Sud a causa di una narrazione più o meno perturbata da parte dei media?

“Il volume è l’esito di una lunga ricerca PRIN (Progetto di Ricerca di Interesse Nazionale), che ha coinvolto tre Università meridionali: Bari (come capofila), Salento e Messina. L’idea della ricerca nacque in seguito alle riflessioni scaturite dal libro di Franco Cassano, Tre modi di vedere il Sud, che faceva il punto sulla “questione meridionale” attraverso l’analisi dei grandi paradigmi che fino ad allora avevano informato le politiche di sviluppo per il Mezzogiorno.”

A quali paradigmi faceva riferimento il professor Cassano nel suo saggio e come siete passati da Tre modi di vedere il sud a Buonanotte Mezzogiorno?

“In quel volumetto, Franco Cassano ha cercato di delineare i tratti dei principali paradigmi che hanno ispirato, a partire dal secondo dopoguerra, le politiche per il Mezzogiorno. In esso, in particolare, si specificava che il paradigma egemone nella contemporaneità, nato negli anni ottanta in coincidenza con l’avvento del neoliberalismo, è quel che Cassano chiama il “localismo virtuoso”. L’idea cioè che lo sviluppo del territorio dipenda pressoché esclusivamente dalla mobilitazione delle sue risorse interne (soprattutto “umane”) e che occorra dunque coltivare le “virtù” imprenditoriali, politiche e civili nella dimensione locale affinché il Sud possa fiorire e prosperare. Il lavoro di Cassano restava ad un livello puramente teorico. Abbiamo dunque pensato di fare un passo in avanti, provando a tracciare un bilancio sul campo della stagione del localismo virtuoso. L’occasione è stata quella che abbiamo poi chiamato la “tripla crisi”: la grande crisi economico-finanziaria internazionale del 2008 partita dal crack di Lehman Brothers; la crisi del progetto europeo che trovava la sua manifestazione più lampante nella deriva della Grecia; la crisi dello stesso progetto del localismo virtuoso.”

Localismo Virtuoso e Questione Meridionale: Il sud oggi

Nonostante gli ingenti investimenti diretti verso il Sud, il divario economico ha continuato a persistere e, in alcuni periodi, ad ampliarsi. Secondo i dati disponibili, nel periodo dal 1971 al 2017, lo stato italiano ha investito in media per abitante molto più nelle regioni del Centro-Nord che in quelle del Sud, rendendo non solo incolmabile il divario ma accentuandolo ulteriormente. Il rapporto Eurispes del 2020 ha stimato che, considerando la spesa pubblica che il Sud avrebbe dovuto ricevere in proporzione alla sua popolazione, dal 2000 al 2017 sono stati sottratti al Mezzogiorno circa 840 miliardi di euro, equivalenti a circa 46 miliardi di euro all’anno. Questo squilibrio negli investimenti pubblici ha contribuito significativamente al mantenimento delle differenze territoriali. La crisi provocata dal COVID-19, aggravata dalla situazione internazionale, ha accentuato ulteriormente il divario economico e sociale tra Nord e Sud. Secondo il rapporto Svimez del 2021, sebbene ci sia stato un rimbalzo del PIL post-pandemia in tutto il paese, questo è stato disomogeneo: +6,8% al Nord contro +5% al Sud. Tale differenza è attribuibile principalmente a due fattori: gli investimenti e l’export. Inoltre, la crisi ha avuto un impatto più severo sulla povertà assoluta nel Mezzogiorno. Su due milioni di famiglie italiane in condizione di povertà, circa 775 mila sono al Sud; su 5,6 milioni di individui poveri, 2,3 milioni risiedono nelle regioni meridionali. In termini percentuali, l’incidenza della povertà nel Sud è aumentata dal 8,6% nel 2019 al 9,4% nel 2020, evidenziando un peggioramento della situazione durante la pandemia.

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