A Napoli il 4 maggio era data di traslochi, non solo ai Quattro Palazzi di Piazza Nicola Amore, ma in tutta la città.
I Quattro Palazzi: Un Simbolo del Risanamento Napoletano
Quelli che i napoletani chiamano comunemente “‘e quatto palazze” sono in realtà gli edifici che circondano Piazza Nicola Amore, situata nel centro storico di Napoli lungo il Corso Umberto I, all’incrocio con Via Duomo. La piazza prende il nome dal sindaco che promosse i lavori per “sventrare Napoli” (come disse il primo ministro Agostino Depretis), ma è universalmente conosciuta con il soprannome dialettale che si riferisce ai quattro imponenti palazzi identici che si affacciano sul suo perimetro circolare. La piazza ha una fisionomia particolare proprio per la sua pianta circolare, che determina la forma delle facciate dei quattro edifici circostanti.
Architettura e Caratteristiche degli Edifici
I quattro palazzi rispecchiano l’edilizia neorinascimentale che caratterizza tutto il Corso Umberto I fino a Piazza Garibaldi. Gli edifici appaiono monumentali ma un po’ massicci, con portali affiancati da due coppie di telamoni (sculture maschili che fungono da sostegno strutturale o decorativo) che ne accentuano i tratti imponenti. I palazzi situati a nord-ovest e sud-est possiedono anche cortili interni coperti da strutture in vetro e ferro che permettono l’accesso anche dalle strade retrostanti, rispettivamente Piazzetta Arcangelo Scacchi e Via Renovella. L’area su cui sorge la piazza è stata anche oggetto di importanti ritrovamenti archeologici, tra cui una Nike e un tempio di età imperiale risalente al 2 d.C., testimonianza dell’antica attività portuale della zona.
Origine e Storia della Piazza
La piazza nacque durante i lavori del Risanamento di Napoli, avviati intorno al 1880, in un’area dove precedentemente si trovava la cosiddetta piazza della Sellaria o del Pendino. Inizialmente, nel 1891, le fu assegnato il nome di piazza Agostino Depretis dal regio commissario Giuseppe Saredo. Solo in seguito, nel 1904, la piazza fu intitolata a Nicola Amore, con l’inaugurazione di una statua raffigurante il sindaco scolpita da Francesco Jerace. Curiosamente, la statua fu successivamente spostata in piazza Vittoria per eliminare qualsiasi ostacolo lungo il rettilineo che avrebbe percorso Hitler il 5 maggio 1938 durante la sua visita alla città.
La Tradizione del 4 Maggio: Giorno dei Traslochi
La tradizione del “quatto ‘e maggio” ha origini molto antiche. Risale al 1611, quando il viceré di Napoli don Pedro Fernando de Castro, conte di Lemos, stabilì che i traslochi in città potessero avvenire esclusivamente il 4 maggio. Questa normativa perfezionava un precedente provvedimento che fissava il periodo dei traslochi dal 1° al 4 maggio. La data del 4 maggio coincideva anche con una delle tre scadenze annuali del canone di locazione (in napoletano “‘o pesone”), insieme al 4 gennaio e al 4 settembre. Il testo della prammatica XV era chiaro: “Che la mutazione delle case a pigione […] si fosse fatta a’ quattro del medesimo mese [maggio], et essendo festa di precetto si facesse il giorno seguente”.
Ragioni e Conseguenze della Normativa
La Napoli del Seicento, con le sue strade strette e non asfaltate, non poteva permettersi il caos di traslochi continui durante l’anno. La norma aveva uno scopo pratico: regolamentare i movimenti di persone e mobili nelle anguste vie cittadine, evitando congestioni e conflitti tra facchini e carrettieri. Prima dell’intervento del viceré, la data tradizionale per traslochi era agosto, ma fu cambiata perché considerata troppo calda per l’attività faticosa di smontare, trasportare e rimontare mobili. Con il tempo, l’espressione “‘o quatto ‘e maggio” è diventata nel linguaggio napoletano sinonimo di grande confusione e caos, riferendosi all’immagine di innumerevoli famiglie che, tutte nello stesso giorno, si spostavano per la città con i loro averi alla ricerca di nuove abitazioni. Questa tradizione non risulta essere specificamente collegata ai Quattro Palazzi di Piazza Nicola Amore, ma era piuttosto una consuetudine che riguardava l’intera città di Napoli e che ha lasciato un’impronta duratura nel linguaggio e nella cultura partenopea.
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