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Storia del Patto di Varsavia firmato il 14 maggio 1955

Simbolo del Patto di Varsavia
Simbolo del Patto di Varsavia

Il Patto di Varsavia fu firmato il 14 maggio 1955 esattamente 70 anni fa e per oltre 3 decenni ha rappresentato uno dei pilastri fondamentali dell’equilibrio geopolitico durante la Guerra Fredda, contrapponendosi per decenni alla NATO in una tensione che ha definito la storia del Novecento. Il trattato, noto ufficialmente come “Trattato di amicizia, cooperazione e mutua assistenza”, ha segnato profondamente la divisione Est-Ovest dell’Europa post-bellica.

Origini e Stati Firmatari

Il Patto di Varsavia venne firmato il 14 maggio 1955 nella capitale polacca, sotto l’impulso dell’Unione Sovietica guidata da Nikita Chruščëv. La sua creazione fu una risposta diretta all’ingresso della Repubblica Federale Tedesca (Germania Ovest) nella NATO, avvenuto appena una settimana prima, il 9 maggio 1955. L’alleanza militare si fondava sul principio della sicurezza collettiva: in caso di attacco a uno stato membro, gli altri sarebbero intervenuti in sua difesa. I firmatari originari erano otto: Unione Sovietica, Polonia, Repubblica Democratica Tedesca (Germania Est), Ungheria, Cecoslovacchia, Romania, Bulgaria e Albania. È interessante notare che la Jugoslavia, pur essendo uno stato comunista, scelse di non aderire all’alleanza. Il vero obiettivo dell’URSS dietro questa alleanza era rafforzare il proprio controllo politico sugli “Stati satelliti” dell’Europa orientale, con i quali aveva già stretto accordi bilaterali.

Evoluzione e Dinamiche Interne

Per trentasei anni, il Patto di Varsavia e la NATO si fronteggiarono senza mai scontrarsi direttamente sul territorio europeo. Questa tensione costante si inseriva nel quadro più ampio della Guerra Fredda, con le due superpotenze che implementavano politiche strategiche mirate al contenimento dell’avversario in Europa, mentre combattevano per l’influenza sul piano internazionale attraverso conflitti come la guerra del Vietnam, il conflitto arabo-israeliano e altri. La struttura del Patto era fortemente centralizzata, con sede principale a Mosca, e operava secondo la “dottrina Brežnev”, che giustificava l’intervento militare sovietico nei paesi dell’alleanza qualora il socialismo fosse stato minacciato. Diversi eventi storici segnarono l’evoluzione dell’alleanza, tra cui la costruzione del Muro di Berlino nel 1961 e le tensioni con la Cecoslovacchia nel 1968, quando il paese tentò di intraprendere un percorso di riforme.

Patto di Varsavia: La Dissoluzione e l’Eredità

Il declino del Patto di Varsavia iniziò con l’avvento di Mikhail Gorbačëv e la sua “dottrina Sinatra” nel 1988, così chiamata in riferimento alla canzone “My Way” di Frank Sinatra, che consentiva finalmente agli stati del blocco di “fare a modo loro”. Questo cambiamento di politica segnò di fatto lo svuotamento di significato dell’alleanza, sebbene lo scioglimento formale avvenne solo il 1° luglio 1991. Il più eclatante segnale della fine della Guerra Fredda era già arrivato nel 1989 con la caduta del Muro di Berlino, che dal 1961 aveva dato forma fisica alla metaforica “cortina di ferro” che divideva l’Europa in due blocchi contrapposti. Con la dissoluzione del Patto di Varsavia terminò anche la divisione militare dell’Europa in due campi armati che aveva caratterizzato il continente per quasi mezzo secolo.

Gli Ex Membri Oggi: Nuove Alleanze e Orientamenti

Oggi, nessuno degli stati che formavano il Patto di Varsavia esiste più nella stessa forma politica. L’Unione Sovietica si è dissolta nel dicembre 1991, dando vita a 15 repubbliche indipendenti, con la Russia come principale successore. La Germania Est si è riunificata con la Germania Ovest nell’ottobre 1990, entrando di fatto nella NATO. La Cecoslovacchia si è pacificamente divisa in Repubblica Ceca e Slovacchia nel 1993. In modo significativo, quasi tutti gli ex membri dell’alleanza hanno compiuto una drastica inversione nella loro sfera d’influenza: Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Romania e Bulgaria sono oggi membri sia della NATO che dell’Unione Europea, segnando un completo riallineamento verso l’Occidente. L’Albania è entrata nella NATO nel 2009 ma non è ancora nell’UE. Solo la Bielorussia, tra gli stati ex sovietici geograficamente europei, rimane saldamente nell’orbita di Mosca, mentre l’Ucraina, dopo l’invasione russa del 2022, ha accelerato il suo percorso di allontanamento politico e culturale dell’ex alleato.

Leggi anche Usa: Biden, Trump e il bluff sull’uscita dalla Nato

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