Il 25 giugno 1950, esattamente 75 anni fa, iniziava uno dei conflitti più devastanti e determinanti del XX secolo: la Guerra di Corea. Quello che sarebbe dovuto essere un conflitto locale si trasformò rapidamente nella prima grande guerra per procura della Guerra Fredda, coinvolgendo le principali potenze mondiali e rischiando di scatenare il primo conflitto nucleare della storia.
Guerra di Corea: Gli Antefatti
La divisione della Corea affonda le sue radici nella fine della Seconda Guerra Mondiale. Dopo 35 anni di occupazione giapponese (1910-1945), la penisola coreana venne liberata congiuntamente dall’Unione Sovietica e dagli Stati Uniti. I sovietici entrarono da nord nell’agosto 1945, mentre gli americani arrivarono da sud un mese dopo, stabilendo come linea di demarcazione il 38° parallelo. Quello che doveva essere un accordo temporaneo in attesa della riunificazione del paese si cristallizzò rapidamente a causa delle tensioni della nascente Guerra Fredda. Nel 1948, la situazione si consolidò con la creazione di due governi distinti: la Repubblica Popolare Democratica di Corea (Corea del Nord) guidata da Kim Il-sung, sostenuta dall’URSS, e la Repubblica di Corea (Corea del Sud) sotto Syngman Rhee, appoggiata dagli Stati Uniti.
Le Cause del Conflitto
Kim Il-sung aveva preparato meticolosamente l’invasione del Sud. Tra il 1946 e il 1949, oltre 10.000 giovani ufficiali nordcoreani furono addestrati nelle accademie militari sovietiche. Nel 1948 venne introdotta la leva obbligatoria e l’intera popolazione fu militarizzata. Due divisioni nordcoreane, per un totale di 40.000 uomini, avevano già combattuto nella guerra civile cinese a fianco dei comunisti di Mao. La data del 25 giugno 1950 non fu casuale: coincideva con il primo anniversario della brutale repressione dell’insurrezione di Jeju nella Corea del Sud, che aveva causato 30.000 morti tra comunisti e civili. Kim Il-sung contava anche sulla distrazione mediatica dei Mondiali di calcio in Brasile per ridurre l’attenzione internazionale.
L’Inizio delle Ostilità e gli Schieramenti
Alle ore 4 del mattino del 25 giugno 1950, l’esercito nordcoreano, forte di 350.000 uomini, 500 carri armati e 2.000 pezzi di artiglieria, scatenò un massiccio bombardamento lungo il 38° parallelo. Dieci divisioni di fanteria e una divisione corazzata attraversarono la frontiera, cogliendo completamente di sorpresa le forze sudcoreane. L’esercito sudcoreano, con soli 95.000 uomini mal equipaggiati, senza carri armati né aviazione, non riuscì a opporre resistenza efficace. Seul cadde già il 28 giugno, appena tre giorni dopo l’inizio dell’attacco. Il presidente Harry Truman reagì immediatamente. Il 27 giugno 1950, approfittando dell’assenza del delegato sovietico dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU (che protestava per la presenza della sola Cina nazionalista), gli Stati Uniti ottennero l’approvazione della risoluzione 83 che autorizzava l’intervento militare. Si formò così una coalizione internazionale di 16 paesi sotto il comando delle Nazioni Unite, guidata dal generale Douglas MacArthur. I paesi partecipanti furono: Stati Uniti, Regno Unito, Australia, Canada, Turchia, Thailandia, Filippine, Francia, Belgio, Paesi Bassi, Grecia, Colombia, Etiopia, Sud Africa, Lussemburgo e Nuova Zelanda. Gli Stati Uniti fornirono circa il 90% del personale militare, con un totale di 341.000 soldati internazionali. Quando le forze ONU, dopo il brillante sbarco ad Inchon del settembre 1950, attraversarono il 38° parallelo e si avvicinarono al confine cinese presso il fiume Yalu, la Cina di Mao intervenne massicciamente nel conflitto. Centinaia di migliaia di “volontari” cinesi entrarono in guerra senza dichiarazione formale, respingendo le truppe ONU fino al 38° parallelo.
Il Conflitto Truman-MacArthur: Quando la Guerra Rischiò di Diventare Nucleare
Il generale Douglas MacArthur, comandante delle forze ONU, aveva una visione del conflitto molto diversa da quella del presidente Truman. Mentre Truman voleva una guerra limitata per contenere l’espansione comunista, MacArthur vedeva l’opportunità di “liberare” l’intera penisola coreana e sconfiggere definitivamente il comunismo in Asia. MacArthur propose ripetutamente l’uso dell’arma nucleare contro la Cina. Voleva bombardare le città cinesi e creare “un cinturón di cobalto radioattivo” lungo il confine sino-coreano. Arrivò persino a proporre di disseminare scorie nucleari lungo il fiume Yalu per separare la Corea del Nord dalla Manciuria. Le continue insubordinazioni di MacArthur culminarono nella sua lettera pubblica al deputato Joe Martin, leader dell’opposizione repubblicana, in cui appoggiava apertamente un attacco alla Cina e l’impiego delle forze nazionaliste di Chiang Kai-shek. Questa era di fatto una dichiarazione di guerra alla Cina che andava contro la politica dell’amministrazione Truman. L’11 aprile 1951, Truman destituì MacArthur dal comando. Come spiegò successivamente il presidente: “Ho licenziato MacArthur perché non rispettava l’autorità del presidente, non perché fosse un pazzo figlio di puttana, anche se lo era”. Con questa decisione, Truman raggiunse tre obiettivi fondamentali: evitò lo scoppio della terza guerra mondiale, riaffermò la prevalenza del potere civile su quello militare, e mantenne il controllo sulla strategia bellica.
Le Tensioni nel Blocco Comunista: URSS vs Cina
Stalin mantenne durante tutto il conflitto una posizione defilata ma influente. L’URSS fornì supporto materiale consistente alle forze nordcoreane e cinesi, inviando segretamente moderni reparti di aerei e consiglieri militari. Tuttavia, Stalin evitò accuratamente un coinvolgimento diretto che potesse provocare un’escalation nucleare con gli Stati Uniti. Per Stalin, la guerra di Corea rappresentava un’opportunità strategica: senza impegnare significative risorse umane e finanziarie sovietiche, assisteva a un impaludamento degli avversari occidentali in una costosa guerra di posizione che alleggeriva la pressione in Europa, dove gravitavano gli interessi strategici prioritari dell’URSS. La Cina di Mao aveva motivazioni diverse. L’intervento cinese non era solo difensivo per proteggere i propri confini, ma rappresentava anche l’ambizione di Pechino di assumere un ruolo di leadership nel mondo comunista asiatico. Questo creò tensioni con Mosca, prefigurando quella che sarebbe diventata la crisi sino-sovietica degli anni ’60. Le differenze strategiche emersero chiaramente: mentre Stalin preferiva mantenere uno stato di tensione controllata, Mao era più incline a soluzioni radicali che potessero affermare la Cina come potenza regionale dominante.
Guerra di Corea: Il Prezzo Umano del Conflitto
La Guerra di Corea fu uno dei conflitti più sanguinosi del XX secolo. Le stime delle vittime variano, ma i numeri sono impressionanti:
- Corea del Nord: 215.000 morti, 300.000 feriti, 120.000 tra dispersi e prigionieri
- Corea del Sud: circa 500.000 soldati uccisi
- Cina: tra 400.000 e 1 milione di morti, 486.000 feriti, 21.000 prigionieri
- Stati Uniti: 54.246 morti
- Altri paesi ONU: 3.194 morti
- URSS: 282 morti (piloti e consiglieri)
Il prezzo pagato dalla popolazione civile fu devastante. Si stima che circa 2 milioni di civili persero la vita tra morti, feriti e dispersi. Oltre 10 milioni di famiglie furono separate dal conflitto. La guerra trasformò intere città in rovine: non rimase praticamente nulla delle infrastrutture civili. Episodi tragici come il massacro di No Gun Ri, dove per tre giorni le forze americane spararono contro civili rifugiati in tunnel ferroviari causando 300 vittime tra donne, anziani e bambini, illustrano la brutalità del conflitto.
Perché la Guerra Non Divenne Nucleare
Il principale fattore che impedì l’escalation nucleare fu il possesso dell’arma atomica da parte di entrambe le superpotenze. L’URSS aveva testato la sua prima bomba atomica nel 1949, instaurando quello che sarebbe diventato “l’equilibrio del terrore”. Né gli Stati Uniti né l’Unione Sovietica erano disposti a rischiare un attacco frontale che potesse scatenare una guerra nucleare globale. Entrambe le superpotenze adottarono strategie per evitare il confronto diretto. Stalin consigliò sempre prudenza ai suoi alleati, mentre Truman mantenne ferma la politica di guerra limitata nonostante le pressioni di MacArthur. La rimozione di MacArthur fu proprio il simbolo della determinazione americana a non lasciarsi trascinare in un conflitto globale. L’URSS evitò accuratamente di fornire un supporto così massiccio da provocare una reazione nucleare americana, mentre gli Stati Uniti si astennero dal bombardare direttamente territorio cinese o sovietico.
La Fine del Conflitto e Le Conseguenze Geopolitiche
Dopo la morte di Stalin nel marzo 1953, la situazione si sbloccò. Le trattative per l’armistizio, iniziate grazie a un’iniziativa del delegato sovietico all’ONU, continuarono per oltre due anni. L’armistizio fu finalmente firmato a Panmunjom il 27 luglio 1953. L’accordo stabilì una zona demilitarizzata di 4 chilometri lungo il 38° parallelo, lo scambio dei prigionieri di guerra e una commissione di vigilanza per controllare il rispetto degli accordi. Tuttavia, non fu mai firmato un trattato di pace definitivo, lasciando tecnicamente le due Coree ancora in stato di guerra. La Guerra di Corea ebbe conseguenze durature sull’ordine mondiale. Rappresentò l’irrigidimento definitivo delle posizioni americane nei confronti del comunismo, portando alla firma di numerosi trattati antisovietici con paesi del Pacifico e del Medio Oriente. Il conflitto consolidò anche la divisione del mondo in blocchi contrapposti e inaugurò l’era delle guerre per procura della Guerra Fredda. La Guerra di Corea, iniziata 75 anni fa, rimane uno dei conflitti più significativi del XX secolo per le sue implicazioni geopolitiche e per aver dimostrato che le superpotenze nucleari potevano combattere guerre devastanti senza ricorrere all’arma atomica. Il conflitto mostò sia i limiti che le possibilità del nuovo ordine mondiale bipolare, stabilendo precedenti importanti per la gestione delle crisi internazionali nell’era nucleare. La divisione della penisola coreana perdura ancora oggi, settanta anni dopo l’armistizio, rendendo la Guerra di Corea un conflitto tecnicamente mai concluso. La sua eredità continua a influenzare la geopolitica dell’Asia orientale e i rapporti tra le grandi potenze, dimostrando come i conflitti della Guerra Fredda abbiano plasmato il mondo contemporaneo in modi che perdurano fino ai nostri giorni.
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