Il 3 luglio 1990 la Rai trasmise in prima serata quello che sarebbe diventato l’evento più seguito della storia della televisione italiana: la semifinale del XV campionato mondiale di calcio Italia ’90 dallo stadio San Paolo di Napoli. Uno Stato che per questa occasione diventava Nazione era in attesa di quello che sarebbe stato l’esito dell’incontro. Fino a quel momento tutto facile per gli azzurri di Azeglio Vicini, componenti di una rappresentativa che aveva l’incarico casalingo di ripetere il successo del 1982. I quarti di finale contro l’Eire erano stati vinti in discesa da una formazione che esprimeva probabilmente il miglior calcio del momento e che poteva vantare una rosa selezionata da quello che era, all’epoca, il campionato più costoso del mondo.
Dall’altra parte, allo stadio San Paolo di Napoli, l’Argentina di Diego Armando Maradona, campione del mondo in carica, calciatore più forte del mondo e capitano, uomo di punta e rappresentativo della squadra di calcio del Napoli, l’uomo che aveva portato i partenopei alla vittoria di 2 scudetti e una coppa Uefa regalando alla squadra di club e alla città una legittimazione nazionale e continentale che fino a quel momento era stata legata dall’infondato campanilismo basato sull’ignoranza che propugnava la diversità nord-sud, radicatasi prima nella sterilità del rimpianto dell’epoca borbonica, poi nella Repubblica a 2 velocità del secondo dopoguerra.
Gli anni Novanta iniziavano ruggenti, roboanti, promettenti di qualcosa di meraviglioso, per Napoli e per l’Italia. La penultima edizione del mondiale a 24 squadre era stata preceduta dall’esibizione memorabile e indimenticata dei Tre Tenori, Pavarotti, Carreras e Domingo e dal Vincerò che doveva essere il guanto di sfida vittoriosa della Nazione ospitante a tute le altre.
Italia Argentina a Italia 90, l’evento più seguito nella storia televisiva italiana
Il 3 luglio 1990 alle 20 davanti ai teleschermi c’erano 27 milioni 537 mila persone, per consegnare quella serata alla storia del calcio, della televisione e dello spettacolo. La partita iniziò bene con il capocannoniere Salvatore Schillaci che al diciottesimo minuto portò l’Italia in vantaggio sui campioni del mondo in carica, ma al sessantottesimo il calciatore argentino di origini italiana Claudio Caniggia pareggiò i conti violando la porta difesa da Walter Zenga. L’ansia del pubblico si prolunga fino ai supplementari. Al 105° minuto l’Argentina resta in dieci ma 120 minuti non bastano per decidere la prima finalista di Italia ’90, il mondiale delle Notti Magiche. Ai calci di rigore sbagliano Roberto Donadoni e Aldo Serena per il 4 a 3 finale a favore dell’Argentina che conquista la seconda finale consecutiva. Sugli spalti e nelle strade cala il silenzio e la delusione. L’Italia si scopre vittima della lotteria dei rigori, di quel mondo considerato ignobile, di giocarsi il tutto per tutto e la gloria sportiva in un solo tiro. Nel calcio di rigore c’è l’impegno di una stagione, talvolta di 4 anni, altre volte il sogno di una vita. Eppure perdere o vincere così non è immorale, ma a tutti piacerebbe qualche alternativa.
L’8 luglio allo stadio Olimpico di Roma la finale vide contrapposte le stesse squadre del 1986, Argentina e Germania, con il popolo italiano risentito che in massima parte simpatizzava per il nemico calcistico di sempre, la Germania. Magra fu la consolazione di togliere il terzo titolo ai sud americani.
Il mondiale di Italia ’90 ha tuttavia fatto sì che tutto il popolo, per una volta, guardasse il mondo con gli occhi di un bambino e che finalmente l’Italia fosse una Nazione. Le Notti Magiche restano indimenticabili.
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