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Hiroshima Ottanta anni dopo

L'edifico simbolo dopo il bombardamento nucleare di Hiroshima del 6 agosto 1945
L'edifico simbolo dopo il bombardamento nucleare di Hiroshima del 6 agosto 1945

Il 6 agosto 1945, alle ore 8:15 locali, l’umanità varcò la soglia dell’era atomica quando la prima bomba atomica della storia esplose a 580 metri sopra Hiroshima. Il contesto storico di quella drammatica mattina aveva radici nei due anni precedenti, quando il Progetto Manhattan aveva mobilitato 130.000 persone e un budget di 2 miliardi di dollari per sviluppare l’arma più devastante mai concepita. La decisione finale di utilizzare la bomba spettò al presidente Harry Truman, che era stato informato del progetto segreto solo dopo la morte di Roosevelt. Il 25 luglio 1945, il generale Thomas T. Handy inviò l’ordine operativo che autorizzava il 509° Gruppo aereo misto a sganciare la “prima bomba speciale” su uno dei quattro obiettivi designati: Hiroshima, Kokura, Niigata o Nagasaki. L’ordine specificava che l’operazione doveva avvenire dopo il 3 agosto, in base alle condizioni meteorologiche favorevoli.

L’Equipaggio e la Preparazione dell’Enola Gay

Il B-29 Superfortress scelto per la missione fu chiamato “Enola Gay” dal colonnello Paul Tibbets in onore di sua madre. L’equipaggio di dodici uomini era composto da alcuni dei migliori aviatori dell’aeronautica militare statunitense. Il comandante della missione era il colonnello Paul W. Tibbets Jr., pilota esperto con oltre 60 missioni di combattimento in Europa alle spalle. Il bombardiere puntatore era il maggiore Thomas Wilson Ferebee, considerato uno dei migliori bombardieri dell’Air Force. Nato in una fattoria vicino a Mocksville, North Carolina, Ferebee aveva solo 26 anni quando premette il pulsante che causò la distruzione di Hiroshima. Il navigatore era il capitano Theodore “Dutch” Van Kirk, che anni dopo dichiarò senza esitazioni: “Ero orgoglioso di essere a bordo dell’Enola Gay. Se mi ritrovassi nelle stesse circostanze, non avrei problemi a gettarla di nuovo”. Due figure chiave erano responsabili dell’armamento della bomba: il capitano William “Deak” Parsons della Marina, esperto in armi e munizioni, e il sottotenente Morris R. Jeppson, suo assistente. Parsons aveva sviluppato la lista di controllo in 11 punti per l’armamento della bomba, mentre Jeppson ebbe l’onore discutibile di essere l’ultima persona a toccare “Little Boy” prima della detonazione, sostituendo i tre tappi di sicurezza verdi con quelli rossi di armamento appena 30 minuti prima di raggiungere l’obiettivo.

Hiroshima La Missione del 6 Agosto 1945

All’alba del 6 agosto, tre B-29 si alzarono in volo da Tinian nelle Isole Marianne. Un’ora prima dell’Enola Gay, alle 1:37, era decollato lo “Straight Flush” pilotato dal maggiore Claude Eatherly con il compito di effettuare la ricognizione meteorologica. La sua comunicazione radio “Su Hiroshima sereno, con visibilità dieci miglia sulla quota di tredicimila piedi” sigillò il destino della città. L’Enola Gay decollò alle 2:45 con “Little Boy” ancora disinnescata nel ventre dell’aereo. Per ragioni di sicurezza, Parsons aveva deciso di armare la bomba solo dopo il decollo, temendo che un incidente durante la fase di partenza potesse causare un’esplosione nucleare sulla base3. Alle 3:20, Parsons e Jeppson entrarono nella stiva non pressurizzata per iniziare le procedure di armamento. Alle 8:15 locali, dopo 43 secondi di caduta libera da 9.600 metri di altezza, “Little Boy” esplose generando una palla di fuoco di oltre 200 metri di raggio e temperature superiori a 3.000-4.000°C al suolo. L’esplosione, equivalente a 15-16 chilotoni di TNT, rase al suolo due terzi della città e uccise istantaneamente tra le 70.000 e le 80.000 persone.

La Reazione Confusa del Giappone

La reazione del comando militare giapponese fu inizialmente di totale smarrimento. L’operatore di controllo di Tokyo della Società radiotelevisiva giapponese si accorse che la stazione di Hiroshima non trasmetteva più. Anche la linea telegrafica principale ferroviaria aveva smesso di funzionare a nord della città. Dalle stazioni ferroviarie minori entro 16 chilometri arrivavano notizie confuse di una “terribile esplosione”. Il comando generale giapponese, incredulo per l’assoluto silenzio da Hiroshima, inviò un giovane ufficiale in volo per verificare la situazione. Nel quartier generale prevaleva la convinzione che non fosse “accaduto nulla di serio” e che si stesse “esagerando la portata di un problema di dimensioni limitate”. Solo 16 ore dopo, l’annuncio della Casa Bianca a Washington rivelò a Tokyo la vera natura dell’attacco nucleare. Il fisico Yoshio Nishina fu inviato il 7 agosto a Hiroshima per verificare i danni. Nonostante la sua conferma che la città era stata distrutta da una bomba atomica, l’esercito giapponese, guidato dall’ammiraglio Soemu Toyoda, stimò che gli americani potessero avere al massimo una o due bombe aggiuntive, concludendo che “ci sarebbe stata più distruzione, ma la guerra poteva andare avanti”.

I Danni Immediati e a Lungo Termine

Le conseguenze immediate furono apocalittiche. Oltre agli 80.000 morti istantanei, la bomba provocò ustioni di terzo grado, cecità temporanea e permanente, e la completa distruzione di 51 templi della città. Circa il 90% degli edifici fu completamente raso al suolo. Le temperature raggiunte furono tali da far evaporare istantaneamente i corpi umani vicini all’epicentro, lasciando solo le ombre impresse sui muri. Gli effetti a lungo termine delle radiazioni si rivelarono devastanti. Entro la fine del 1945, il numero di vittime salì a circa 200.000 persone a causa della malattia acuta da radiazioni. I sopravvissuti, chiamati hibakusha, svilupparono leucemie già dopo due anni dall’esposizione, mentre i tumori solidi richiesero decenni per manifestarsi. Il governo giapponese ha riconosciuto lo status di hibakusha a circa 650.000 persone, di cui 164.621 risultavano ancora viventi nel 2017. Secondo uno studio della Radiation Effects Research Foundation condotto tra il 1950 e il 2000, su 79.972 hibakusha esaminati, sono stati rilevati 507 casi di cancro di varia gravità. Lo studio stima che il 46% dei decessi per leucemia e l’11% dei casi di cancro possano essere stati causati dalle radiazioni atomiche.

Le Riflessioni Morali dell’Equipaggio

Le reazioni dell’equipaggio dell’Enola Gay furono profondamente diverse tra loro. Paul Tibbets non mostrò mai alcun segno di pentimento: “Assolutamente no, non ho mai avuto nessun ripensamento. Datemi le stesse circostanze di allora e lo rifarei”. Fino alla sua morte nel 2007, sostenne di aver fatto “la cosa giusta” e che la sua azione aveva accelerato la fine della guerra salvando più vite di quante ne aveva tolte. Anche Thomas Ferebee, il bombardiere puntatore che materialmente sganciò la bomba, mantenne la stessa posizione: “Era un lavoro che doveva essere fatto”. Dopo il pensionamento dall’Air Force nel 1970, lavorò come agente immobiliare in Florida e morì nel 2000 senza mai esprimere rimorsi. Theodore Van Kirk, l’ultimo sopravvissuto dell’equipaggio, spiegò nel 2010 la loro mentalità: “Quei pensieri li fai prima. Ti rendevi conto di questo quando stavi bombardando la Francia occupata, l’Africa; sapevi che quando gettavi bombe da un aereo molte persone a terra sarebbero state colpite gravemente. Se non riuscivi ad affrontarlo, come aviatore non valevi niente”. Una figura completamente diversa fu invece il maggiore Claude Eatherly, pilota dello “Straight Flush” che aveva dato il via libera meteorologico alla missione. Eatherly cadde in una profonda depressione e sviluppò intensi sensi di colpa, che lo portarono a tentativi di suicidio e comportamenti autodistruttivi. Rifiutò qualsiasi riconoscimento militare e fu internato più volte in ospedali psichiatrici. La sua vicenda divenne simbolica grazie al carteggio con il filosofo Günther Anders, che lo definì “l’ultima vittima di Hiroshima” e un precursore del tipo d’uomo “incolpevole colpevole” dell’era tecnologica.

L’Annuncio di Truman e la Reazione Americana

Il presidente Truman annunciò al mondo l’uso della bomba atomica con queste parole: “Poco tempo fa un aereo americano ha lanciato una bomba su Hiroshima e ha abbattuto la sua potenza sul nemico. Questa bomba ha una potenza superiore a quella di ventimila tonnellate di TNT”. Truman giustificò l’uso dell’arma affermando che “i giapponesi hanno cominciato la guerra dal cielo a Pearl Harbor” e minacciò ulteriori attacchi se il Giappone non si fosse arreso. La prima dichiarazione ufficiale conteneva però una menzogna deliberata: Truman descrisse Hiroshima come “una base militare” per giustificare l’attacco. In realtà, circa il 90% delle vittime erano civili. Successivamente, la strategia comunicativa si spostò sulla necessità di evitare un’invasione costosa del Giappone, con Truman che dichiarò: “A me sembrava che un quarto di milione dei nostri giovani uomini nel fiore degli anni valesse un paio di città giapponesi”. L’opinione pubblica americana, stremata da quattro anni di guerra e desiderosa di una rapida conclusione del conflitto nel Pacifico, accolse favorevolmente la notizia. Dopo la resa della Germania, i cittadini americani pretendevano una smobilitazione delle forze armate e temevano le pesanti perdite che un’invasione del Giappone avrebbe comportato. La bomba atomica apparve come la soluzione per evitare altri lutti americani.

Conseguenze Politiche e Nuovi Equilibri Mondiali

Il bombardamento di Hiroshima e, tre giorni dopo, quello di Nagasaki inaugurarono l’era nucleare e ridefinirono completamente gli equilibri geopolitici mondiali. Gli Stati Uniti ottennero temporaneamente un monopolio nucleare che durò fino al 1949, quando l’Unione Sovietica testò la sua prima bomba atomica. Questo monopolio iniziale permise agli americani di implementare la strategia della “Rappresaglia Massiccia”, basata sulla minaccia di una devastante risposta nucleare a qualsiasi attacco. Tuttavia, l’acquisizione di capacità nucleari da parte dell’URSS trasformò rapidamente la dinamica in quella della “Distruzione Reciproca Assicurata” (MAD), dove entrambe le superpotenze possedevano il potere di annientarsi a vicenda. La minaccia nucleare ridefinì anche la diplomazia internazionale. Come osservò Winston Churchill il 23 luglio 1945: “È chiarissimo che al momento gli Stati Uniti non desiderano la partecipazione russa alla guerra con il Giappone”. L’uso della bomba non era più solo finalizzato a sconfiggere il Giappone, ma anche a dissuadere l’Unione Sovietica dall’espandere la propria influenza nel Sud-Est asiatico.

L’Eredità di Hiroshima

Il bombardamento di Hiroshima rimane l’unico uso bellico di armi nucleari nella storia, insieme a quello di Nagasaki del 9 agosto 1945. Le due esplosioni convinsero l’imperatore Hirohito a intervenire personalmente per porre fine all’impasse nel gabinetto di guerra giapponese. La fazione pacifista, guidata da Koichi Kido, utilizzò i bombardamenti come argomento decisivo per imporre la resa: “Noi del partito della pace fummo aiutati dalla bomba atomica nel nostro tentativo di porre fine alla guerra”. Il Giappone si arrese il 15 agosto 1945, sei giorni dopo Nagasaki e l’invasione sovietica della Manciuria. La guerra più devastante della storia umana si concludeva con l’alba dell’era nucleare, lasciando un’eredità di paura e responsabilità che continua a condizionare la politica mondiale. I sopravvissuti hibakusha divennero il nucleo del pacifismo giapponese del dopoguerra, rendendo il Paese un paladino mondiale dell’abolizione delle armi nucleari. La mattina del 6 agosto 1945 non solo mise fine alla Seconda Guerra Mondiale, ma aprì un nuovo capitolo nella storia umana, dove per la prima volta l’umanità possedeva il potere di autodistruggere completamente la propria civiltà. Le parole di Robert Oppenheimer dopo il test Trinity – “Ora sono diventato Morte, il distruttore di mondi” – si rivelarono profetiche: l’umanità aveva varcato una soglia da cui non sarebbe più potuta tornare indietro.

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