Il 30 agosto 1963 venne messa per la prima volta in funzione la cosiddetta linea rossa che permetteva una comunicazione diretta tra la Casa Bianca a Washington e il Cremlino sulla Piazza Rossa di Mosca. La proposta fu fatta, all’indomani della Crisi dei Missili di Cuba da Jess Gorkin, giornalista ed editore che aveva chiesto sia al presidente Kennedy che al segretario del PCUS Kruscev di fare tutti gli sforzi possibili per comunicare di più. La linea rossa, talvolta indicata erroneamente come telefono rosso, non era affatto un telefono ma una linea che attraverso cavi sottomarini, passando per Helsinki, Londra e Stoccolma, permetteva il collegamento di 2 telescriventi tra lo studio ovale del presidente degli Stati Uniti e l’ufficio del segretario del soviet supremo a Mosca.
Come funzionava la linea rossa
All’inizio la linea era stata realizzata con semplici cavi coassiali per comunicazione tra telescriventi. Per la verità non mancarono incidenti curiosi. Ad esempio la linea sarebbe stata più volte interrotta accidentalmente a causa di incomprensioni nell’emisfero occidentale: un operatore di macchine movimento terra l’avrebbe in Finlandia l’avrebbe accidentalmente recisa con un bulldozer. In realtà l’incidente in sé permise di dimostrare la robustezza del sistema: il collegamento era di tipo full duplex – cioè permetteva la comunicazione contemporaneamente in entrambe le direzioni – e faceva uso di percorsi ridondanti. Una seconda linea passava attraverso il Marocco e, in ogni caso, accanto al cavo passava anche un secondo cavo, ridondante, che entrava in funzione in caso di guasto.
Manutenzione e verifiche continue
Ma come facevano i tecnici ad accorgersi di eventuali problemi? Benché la Hotline – così era denominata la linea – fosse stata realizzata inizialmente da una azienda privata, la Harris Corporation era comunque gestita da strutture militari con postazioni al Pentagono e alla Casa Bianca ma anche in altre basi degli Stati Uniti d’America. Una squadra di operatori specializzati lavorava 24 ore al giorno per tutti i giorni dell’anno testando la linea, con messaggi predefiniti, una volta ogni ora. Tipicamente da parte americana si trasmettevano testi di Mark Twain mentre i sovietici usavano scritti di Anton Cechov.
La linea rossa oggi e la volontà di non combattere una guerra nucleare
La volontà di istituire la linea rossa con telescriventi e la possibilità di permettere ai capi delle due nazioni più potenti del mondo di parlarsi per evitare di commettere errori che avrebbero potuto compromettere l’esistenza del genere umano, dimostrano la volontà dei due stati, dei loro governanti, finanche delle loro élite finanziarie e industriali, di voler assicurarsi reciprocamente il massimo della collaborazione per evitare situazioni di tensione che avrebbero potuto portare a una guerra nucleare di tipo totale. Chi oggi afferma che sussiste il pericolo imminente di un massiccio uso di armi nucleari che potrebbe compromettere l’esistenza del mondo è davanti a un bivio, ignora la storia oppure è in malafede. Ancora di più ignora la teoria dei 4 poliziotti del presidente Roosevelt che si è realizzata nell’ordine mondiale delle Nazioni Unite, un ordine che garantisce privilegi a pochi stati – quelli che fanno parte permanentemente del Consiglio di Sicurezza – e che nessuno di loro è pronto a mettere in discussione perché sovvertire quest’ordine significherebbe rischiare di perdere i privilegi di cui da ottanta anni questi stati stanno godendo.
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