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Il DC9: L’Aereo di Ustica e la sua storia commerciale

Un Dc-9 dell'Alitalia
Un Dc-9 dell'Alitalia

Il Douglas DC-9 rappresenta uno degli aeromobili più significativi nella storia dell’aviazione commerciale mondiale. Prodotto dalla Douglas Aircraft Company a partire dal 1965, questo bireattore a fusoliera stretta divenne rapidamente uno dei pilastri del trasporto aereo per rotte a corto e medio raggio, lasciando un’impronta indelebile sia nel panorama dell’aviazione mondiale che nella flotta italiana. Tuttavia, il DC-9 è entrato nella storia italiana anche per motivi tragici: il 27 giugno 1980, alle ore 20:59, un DC-9-15 dell’Itavia precipitò nel Mar Tirreno tra le isole di Ponza e Ustica, causando la morte di tutte le 81 persone a bordo.

Le Origini e lo Sviluppo del DC9

Le origini del DC-9 risalgono ai tardi anni ’50, quando la Douglas Aircraft Company non era completamente soddisfatta dell’andamento commerciale del proprio quadrireattore a lungo raggio DC-8. Dopo alcuni tentativi falliti, tra cui il progetto Model 2067 e l’ipotesi di commercializzazione del Caravelle francese su licenza, nel 1962 la Douglas decise di sviluppare un proprio aereo dedicato alle rotte a corto e medio raggio. Il progetto del Model 2086 prevedeva inizialmente un aereo capace di trasportare 63 passeggeri con un peso a pieno carico di 31,3 tonnellate. L’8 aprile 1963, la Douglas annunciò ufficialmente l’inizio della progettazione operativa del “Douglas Commercial 9”. La Delta Air Lines garantì le risorse necessarie ordinando i primi 15 aerei con un’opzione per altri 15, dimostrando la fiducia del mercato nel nuovo progetto. La Douglas sviluppò il DC-9 con obiettivi specifici e chiari. L’aereo era progettato come complemento a corto raggio del DC-8, destinato a operare su rotte più brevi e in aeroporti più piccoli. La filosofia progettuale mirava a estendere la velocità, il comfort e l’affidabilità del trasporto a reazione a centinaia di comunità precedentemente servite solo da aeromobili a elica. A differenza del concorrente Boeing 727, che utilizzava il maggior numero possibile di componenti del 707, il DC-9 fu un progetto completamente nuovo. La configurazione adottava due motori turbofan Pratt & Whitney JT8D montati nella parte posteriore della fusoliera, un’ala piccola ed efficiente e un impennaggio a T.

Caratteristiche Tecniche e Prestazioni

Il DC-9 fu prodotto in cinque versioni principali: Series 10, 20, 30, 40 e 50. La variante più prodotta fu la DC-9-30 con 662 esemplari, che presentava un allungamento della fusoliera di 4,54 metri rispetto alla versione base e poteva trasportare fino a 115 passeggeri.

Le specifiche delle principali varianti includevano:

DC-9-10: Lunghezza 31,82 metri, capacità 80-90 passeggeri, peso massimo al decollo 41.140 kg
DC-9-30: Lunghezza 36,37 metri, capacità 105-115 passeggeri, peso massimo al decollo 54.885 kg
DC-9-50: Lunghezza maggiorata, capacità 135-139 passeggeri, peso massimo al decollo 121.000 kg

Il DC-9 dimostrava prestazioni notevoli per la sua categoria. La velocità massima raggiungeva i 903 km/h, con una velocità di crociera di 885 km/h per la versione -10. L’autonomia variava significativamente tra le versioni: la DC-9-10 aveva un’autonomia di 1.055 km con carico massimo, mentre la DC-9-30 poteva raggiungere i 3.095 km in configurazione a lungo raggio. Una caratteristica distintiva era la capacità di operare da piste di soli 1.500 metri, permettendo l’accesso a aeroporti più piccoli precedentemente inaccessibili agli aerei a reazione. L’altitudine di crociera massima era di 35.000 piedi (10.600 metri).

Successo Commerciale e Utilizzatori

Il DC-9 ottenne un successo commerciale straordinario a livello mondiale. Al termine della produzione nell’ottobre 1982, erano stati consegnati 976 esemplari. La famiglia allargata del DC-9, includendo le evoluzioni MD-80, MD-90 e Boeing 717, raggiunse oltre 2.400 unità vendute, classificandosi come la terza famiglia di aerei di linea più venduta al mondo dopo il Boeing 737 e la famiglia Airbus A320. Il primo volo avvenne il 25 febbraio 1965 e l’aereo entrò in servizio con la Delta Air Lines l’8 dicembre dello stesso anno. Da subito si rivelò un successo immediato presso le compagnie aeree mondiali.

Il DC9 nella Flotta Alitalia

In Italia, il DC-9 ebbe un ruolo fondamentale nella storia dell’aviazione commerciale. Alitalia ordinò 47 DC-9-32, molti dei quali operarono inizialmente attraverso la sussidiaria ATI (Aero Trasporti Italiani). Il DC-9-32 divenne l’aereo di una o più generazioni di italiani tra il 1967 e il 1997, permettendo agli italiani di raggiungere destinazioni mai coperte prima. L’aereo operò con diverse livree: quella classica del pentagramma Alitalia, poi quella Landor, e con ATI nelle versioni chiamate “bassotti”, blu e verde. La pubblicità li presentava come “aerobus ATI” proprio perché raggiungevano tutti gli angoli del paese. Milioni di passeggeri furono trasportati da questi aerei durante i trent’anni di servizio. I costi del DC-9 variavano significativamente tra le diverse versioni e periodi. Secondo i dati disponibili degli anni ’90, il prezzo di acquisto usato di un DC-9-30 si aggirava intorno ai 998.000 dollari USA. I costi operativi orari erano competitivi per la categoria: circa 18.200 dollari l’ora per charter privati. Analisi comparative degli anni ’90 mostravano costi operativi per ora di blocco variabili tra le compagnie. Per la versione DC-9-30, i costi totali delle operazioni di volo (equipaggio, carburante, assicurazioni, tasse) oscillavano tra 1.065 e 1.290 dollari per ora di blocco a seconda dell’operatore. Il DC-9 era riconosciuto per la sua efficienza operativa e economicità. Studi comparativi condotti per Delta Airlines dimostrarono che, nonostante il Boeing 737 Next Generation fosse più efficiente in termini di consumo carburante, il DC-9-30 rimaneva competitivo su molte rotte. L’aereo era particolarmente apprezzato per i bassi costi di capitale, la flessibilità operativa e la famosa durabilità.

Incidenti e Sicurezza

Durante i suoi anni di servizio attivo, il DC-9 fu coinvolto in diversi incidenti significativi. I database di sicurezza aerea documentano 57 incidenti che coinvolsero varianti del DC-9. Tra i più gravi si ricordano:

  • Il volo Delta 1141 a Boston nel 1973, con 89 vittime
  • Il volo Southern Airways 242 nel 1977, causato da condizioni meteorologiche avverse
  • La collisione di Detroit nel 1990 tra un DC-9 Northwest e un Boeing 727, con 8 vittime
  • Il volo Aeroméxico 498 del 1986, con collisione in volo

La Tragedia di Ustica

L’incidente più noto in Italia rimane la strage di Ustica del 27 giugno 1980. Il volo Itavia 870, operato da un DC-9-15 con marche I-TIGI, precipitò nel Mar Tirreno causando la morte di 81 persone. L’aereo, costruito nel 1966 e precedentemente operato dalla Hawaiian Airlines, aveva accumulato 29.544 ore di volo. Le cause dell’incidente rimasero controverse per decenni. Recenti sviluppi dell’inchiesta della Procura di Roma concludono che si trattò di una “quasi collisione” con un jet militare libico in fuga da caccia francesi o americani durante una battaglia aerea nei cieli italiani. L’impatto con la scia del MiG libico avrebbe causato la rottura dell’ala sinistra del DC-9.

Da Douglas a McDonnell Douglas

La Douglas Aircraft Company, fondata nel 1921 da Donald Wills Douglas Sr., attraversò significative trasformazioni durante la produzione del DC-9. A causa di difficoltà finanziarie negli anni ’60, nel 1967 si fuse con la McDonnell Aircraft Corporation per formare la McDonnell Douglas Corporation. La fusione fu motivata dalla necessità di Douglas di ottenere supporto finanziario per circa 400 milioni di dollari che le banche erano riluttanti a concedere a causa della posizione finanziaria instabile. McDonnell, specializzata in aeromobili militari e capsule spaziali Mercury e Gemini, ottenne accesso al mercato dell’aviazione commerciale attraverso i progetti Douglas come il DC-8 e DC-9.

L’Acquisizione Boeing

Nel 1997, la McDonnell Douglas fu acquisita dalla Boeing in una fusione che creò il più grande gruppo aerospaziale mondiale. L’operazione, approvata dalla Federal Trade Commission, portò alla creazione di un’azienda con oltre 200.000 dipendenti e ricavi annuali previsti di 48 miliardi di dollari. Paradossalmente, secondo molte analisi, fu la cultura aziendale di McDonnell Douglas a prevalere in Boeing, orientando l’azienda verso una maggiore attenzione ai costi e al valore per gli azionisti piuttosto che all’eccellenza ingegneristica. Il DC-9 rappresentò un punto di svolta nell’aviazione commerciale, democratizzando il trasporto a reazione e rendendolo accessibile a aeroporti e rotte precedentemente serviti solo da aeromobili a elica. La sua configurazione con motori posteriori e impennaggio a T influenzò molti progetti successivi. La filosofia progettuale del DC-9 divenne la base per l’intera famiglia MD-80/MD-90/Boeing 717, la cui produzione continuò fino al 2006. Questa longevità testimonia la solidità del progetto originale e la sua capacità di evolversi con le esigenze del mercato.

Eredità Tecnologica

Dal punto di vista tecnologico, il DC-9 introdusse soluzioni innovative che divennero standard nell’industria. La configurazione con motori posteriori offriva vantaggi in termini di rumore in cabina e pulizia aerodinamica dell’ala. Il sistema di controllo di volo e l’efficienza operativa stabilirono nuovi benchmark per la categoria. Oggi, mentre gli ultimi DC-9 originali sono principalmente utilizzati per il trasporto merci, l’eredità del progetto vive nelle moderne evoluzioni della famiglia. L’aereo messicano Aeronaves TSM mantiene la più grande flotta operativa di DC-9 al mondo con 19 esemplari attivi. Il Douglas DC-9 rimane un’icona dell’aviazione commerciale che ha saputo coniugare innovazione tecnologica, efficienza operativa e successo commerciale. Per l’Italia, rappresenta non solo un capitolo importante della storia del trasporto aereo nazionale attraverso Alitalia e ATI, ma anche il velivolo protagonista di una delle tragedie più controverse della storia recente. L’eredità del DC-9 va oltre i numeri di produzione e le statistiche operative: ha rappresentato la democratizzazione del volo a reazione, aprendo nuove possibilità di collegamento tra città e regioni precedentemente isolate dal trasporto aereo moderno. La sua influenza sulla progettazione aeronautica e sull’industria dell’aviazione commerciale continua a risuonare nelle generazioni successive di aeromobili, confermando il DC-9 come uno dei progetti più influenti nella storia dell’aviazione civile.

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