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Daria Bonfietti: “Su Ustica abbiamo la verità sulle cause. Ora la politica trovi i responsabili”. La nostra intervista.

Daria Bonfietti, presidente dell'Associazione Parenti delle vittime di Ustica. A destra il Dc-9 ricostruito dopo essere stato recuperato nel 1987
Daria Bonfietti, presidente dell'Associazione Parenti delle vittime di Ustica. A destra il Dc-9 ricostruito dopo essere stato recuperato nel 1987

Dopo 45 anni dalla notte nella quale ebbe inizio uno dei misteri irrisolti della Prima Repubblica, abbiamo intervistato Daria Bonfietti, sorella di una delle vittime del disastro aereo di Ustica e presidente dell’Associazione dei familiari che da anni chiede giustizia e verità.

Da quando c’è stato l’incidente nel quale purtroppo ha perso la vita, tra gli altri, anche suo fratello sono passati 45 anni. Che effetto le fa passare attraverso quasi 5 decenni e dover ancora chiedere, in uno stato che si definisce democratico e civile, giustizia e verità?

È un processo lungo e complesso. Purtroppo nell’immediatezza dell’evento, venne raccontata la grande menzogna del “cedimento strutturale”; com’è noto, i siti radar che monitoravano i cieli erano ancora con personale militare, c’era esclusivamente personale dell’aeronautica militare italiana. All’epoca l’Aeronautica Militare Italiana avvalorò l’ipotesi del cedimento strutturale quale causa dell’evento; così risposero in Parlamento nei giorni successivi i Ministri dei Trasporti e della Difesa, informati dai generali dell’epoca.

Cosa non vera.

Certamente no. Si trattò di una verità menzognera.  A causa di questa menzognera interpretazione dopo poco tempo non si parlò più della vicenda.

Non vi siete opposti insieme agli altri parenti delle vittime?

All’epoca i parenti non c’erano, la maggioranza di essi erano siciliani, non avevamo mai avuto occasione o motivo di conoscerci o di sapere ognuno dell’esistenza degli altri. Del resto la falsità del cedimento strutturale aveva fatto sì che ognuno stesse a piangere i propri cari a casa propria senza pensare di doversi unire per chiedere altro.

E poi?

Nel 1985 io, il mio compagno, alcuni amici qui a Bologna, assieme all’Avv. Ferrucci di Roma, siamo riusciti a mettere insieme una qualche idea per fare in modo che si tornasse a parlare di questa vicenda. La storia è raccontata molto bene nel libro di Cora Ranci “Ustica: Una ricostruzione storica”.

Come si è arrivati alla ricostruzione del relitto e della verità?

Soltanto nel 1986 grazie al sottosegretario della Presidenza del Consiglio,  Giuliano Amato, che dopo aver ricevuto la lettera che il presidente della Repubblica gli fece pervenire,  lettera che il Comitato per la verità su Ustica, composto da sette personalità che noi avevamo  messo insieme chiedendo di aiutarci a far tornare l’attenzione sulla vicenda,   Amato, dicevo, si recò dal magistrato Giorgio Santacroce, il quale chiese al sottosegretario che venisse  recuperato il relitto, unico soggetto in grado di confutare la tesi del cedimento strutturale sostenuta  dai generali dell’Aeronautica. Se il governo  non avesse collaborato al recupero,  sostenendo tecnicamente e finanziariamente gli ingenti costi,  l’inchiesta sarebbe stata archiviata, disse il Magistrato. Si scese, nel 1987, a 3700 metri di profondità per recuperare il relitto e il relitto parlò.

Cosa disse?

Nel 1999 il giudice Rosario Priore scrisse la verità sulle cause dell’evento. Nella sua Sentenza ordinanza di 5400 pagine, risultato di  perizie frattografiche, chimiche esplosivistiche  e di un lavoro  meticoloso e prezioso nei vari siti radar,    riuscì a scrivere, la verità almeno sulle cause dell’evento, e cito:

 “Il DC9 è stato abbattuto all’interno di un episodio di guerra aerea, guerra di fatto e non dichiarata, operazione di polizia internazionale contro il nostro paese di cui sono stati violati i confini e i diritti”. Il giudice Priore aggiunse anche che nel cielo c’erano, in base a informazioni ricevute dagli esperti della NATO, aerei  militari americani, francesi inglesi e belgi, tutti  paesi amici ed alleati, ed alcune tracce  di aerei  con i transponder spento, non identificabili quindi,   probabilmente libici.   

Una verità

Conosciamo la verità sulle cause che non sono più opinabili, ma non sappiamo chi è stato.

Nel 2008 la procura di Roma ha riaperto le indagini,  dopo che  il nostro ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, nonché presidente del consiglio di quella notte del 1980, iniziò a rilasciare delle dichiarazioni secondo le quali, in base a dichiarazioni da lui ricevute dall’ammiraglio Martini, l’abbattimento sarebbe stato opera dei francesi. Questo provocò una riapertura delle indagini. Dopo ben 17 anni la procura di Roma ha chiesto e depositato le carte al GIP e il quale il 26 novembre dovrà decidere sulla richiesta di archiviazione.

Perché l’archiviazione a cose irrisolte?

Ogni volta che sono state fatte le rogatorie, i paesi amici ed alleati hanno fornito risposte parziali, insufficienti o comunque non adatte per riuscire a determinare con certezza le responsabilità dell’abbattimento, questa è la triste realtà dei fatti, la Magistratura dichiara di non riuscire a determinare gli autori materiali, per mancanza di collaborazione da parte dei paesi a cui ha chiesto con rogatorie internazionali, delle risposte. E’ una sconfitta della nostra giustizia, credo di poter dire!

Lei è stata anche parlamentare in tre legislature e ha fatto parte della commissione stragi. Posso chiederle se è favorevole all’archiviazione del procedimento?

Ci sono degli strumenti  che può usare la Magistratura, come dicevo, per chiedere conto dei comportamenti dei paesi stranieri,  le rogatorie, purtroppo alle rogatorie i magistrati non hanno ricevuto risposte soddisfacenti. Io penso che quando la magistratura non riesce,  purtroppo, ad andare oltre, non ha altri strumenti, è necessario che ci sia la politica, il governo del nostro Paese,  che chiede, pretende dai Paesi amici ed alleati, delle risposte, dopo 45 anni è il meno che il Governo possa fare, pena una caduta irreversibile della Dignità Nazionale.

Non ha paura che la cosa si chiuda senza verità?

Abbiamo comunque il diritto alla verità e difendiamo questo diritto, ma se la magistratura non può arrivarci lo chiediamo alla politica. Probabilmente i paesi amici e alleati hanno commesso un errore, non volevano abbattere un aereo civile, ma adesso tocca alla politica fare in modo che questi paesi chiariscano quello che hanno fatto.

Cosa pensa dei risultati ottenuti dall’associazione che presiede in questi anni?

Mi farebbe piacere che la storia ricordasse che siamo riusciti a mettere insieme la verità sulle cause. Quel relitto che oggi è a Bologna nel Museo per la Memoria di Ustica,  ad eterna memoria di ciò che è accaduto a Ustica,  sarà per sempre un luogo vivo.

Come è riuscita a mettere insieme i parenti delle vittime nell’associazione?

Il 20 maggio 1988 sono riuscita a mettere insieme tutti i parenti delle vittime di Ustica. Avevo un elenco dei poveri morti e di fianco c’erano degli indirizzi. Ho scritto a tutti loro. Avevo già registrato l’associazione dei parenti delle vittime di Ustica e chiedevo loro di incontrarci per una prima Assemblea della Associazione, ciò avvenne il 20 maggio 1988 al Circolo della Stampa di Bologna. Molti hanno risposto subito altri invece si sono aggiunti negli anni successivi.

Avete condiviso il percorso dei vari procedimenti?

Abbiamo fatto insieme  tutto da allora, ci siamo costituiti parte civile  nel procedimento penale in corso alla Procura di Roma, siamo stati presenti in sede penale con i nostri periti, Professori del Politecnico di Torino che gratuitamente ci hanno regalato la loro scienza, affinché un giudice della Repubblica  scrivesse la verità su quell’evento,   che ci è stata consegnata, come dicevo,  nel 1999 dal giudice Rosario Priore. Oggi speriamo che la politica riesca a conquistare anche l’ultimo pezzo di verità:    chi ci ha abbattuto un aereo civile in tempo di pace?

Si è fatta un’idea del perché ci sia stata tanta resistenza e perché in questi anni c’è stata tanta una sorta di “concorrenza” tra gli apparati dello Stato?

Devo dire che ognuno ha fatto il suo lavoro. Certo ci sono stati dei governi che hanno facilitato il lavoro della magistratura e altri un po’ meno. Ad esempio negli anni Novanta il giudice Priore chiese la decrittazione di tabulati che i nostri militari non gli decrittavano adducendo un “segreto militare” Nato,  e il governo Prodi sostenne la sua richiesta, e rese possibile la collaborazione con la Nato;   non c’era alcun segreto Nato, dissero gli esperti della Nato al Giudice, perché quella notte le operazioni erano dei singoli Paesi, non della Nato e consegnarono al Giudice l’elenco delle  presenze in cielo.  Altro esempio positivo: il Ministro  della difesa Salvo Andò, all’inizio degli anni novanta,  si costituì parte civile contro i militari rinviati a giudizio in quegli anni,  dal giudice Priore. Anche il lavoro  della Commissione Stragi è stata utile per cercare di capire quali erano i motivi che non permettevano di arrivare alla verità. Libero Gualtieri scrive che non si è riusciti perché alcuni militari hanno impedito la ricostruzione dell’evento, distruggendo tutto ciò che lo avrebbe potuto rendere possibile, distruzione avvenuta  in tutti i siti radar.   E’ stato davvero difficile riuscire a ricostruire la vicenda, ma ci si è riusciti, un giudice della Repubblica ci è riuscito, nonostante tutto.

Ha ancora fiducia quindi?

In questo 45° Anniversario, abbiamo, ancora in Consiglio Comunale a Bologna, col Sindaco e le Autorità civili e militari e i parenti tutti, ricordato la vicenda, onorato la memoria dei nostri cari; abbiamo ricevuto, come tutti gli anni, il saluto, le parole di vicinanza del Presidente della Repubblica, andiamo avanti!

 Tra l’altro lei mi chiedeva quale poteva essere lo scopo di quella operazione militare, e perché tanta resistenza. Probabilmente i paesi amici e alleati volevano abbattere l’aereo di Gheddafi, come sostiene Cossiga.  Forse, ancora oggi, qualcuno in questi paesi pensa che non sia necessario o utile raccontare la storia di quegli anni. Io però spero che la storia riesca a fare più della magistratura e anche della politica.

Cosa può dirci a proposito del museo e di come è stato accolto dalla politica?

L’altro ieri ci siamo ritrovati anche con le istituzioni di questa città,  Comune  e Regione sono al nostro fianco ormai da 40 anni. Abbiamo potuto realizzare il Museo qui a Bologna perché la politica ai vari livelli, è stata ed è al nostro fianco, è stato firmato un Protocollo d’Intesa, per la realizzazione del Museo nel 2001, da Ministero dei Beni Culturali, Ministero della Giustizia e i nostri tre Enti Locali.  Questo Museo serve per fare memoria di questa vicenda, all’interno vi è anche l’opera d’Arte, l’installazione di Christian Boltanski, grande artista francese, che ci ha regalato la sua opera contribuendo a dare futuro alla memoria dei nostri cari.   Oggi è frequentato davvero da migliaia di persone, italiani e stranieri e tanti giovani studenti che gli insegnanti di tutta Italia portano in questo luogo;  dinanzi al Museo tutti gli anni facciamo dal 27 giugno fino al 10 agosto, tanti eventi, con giovani artisti ed autori e musicisti e danzatori e video performer. Vogliamo continuare a fare memoria con tutti i linguaggi dell’Arte, insomma!

Leggi anche A 45 dalla strage di Ustica continua la richiesta di verità

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