“Seduto in quel caffè io non pensavo a te” – queste parole hanno segnato per sempre il 29 settembre nel calendario emotivo degli italiani. Più di una semplice canzone, “29 settembre” rappresenta una vera e propria pietra miliare nella storia musicale del belpaese, il momento in cui la musica leggera italiana ha fatto il suo ingresso nell’era moderna, abbracciando sonorità internazionali e tematiche rivoluzionarie. La canzone nasce nel 1966 dalla mente geniale di Lucio Battisti per la musica e Giulio Rapetti “Mogol” per il testo. Come racconta lo stesso Mogol, l’idea emerse quasi casualmente durante uno dei loro incontri in ufficio: “Bisognerebbe raccontare una vera e propria storia, magari partendo da una data che servisse a ricordarla: 29 settembre, per esempio”. Non a caso, quella data corrispondeva al compleanno di Serenella De Pedrini, la prima moglie di Mogol. La scelta del titolo non è dunque casuale ma profondamente personale, trasformando un ricordo intimo in una data universale che ancora oggi, a quasi sessant’anni di distanza, evoca immediatamente quella melodia inconfondibile.
29 settembre: L’Interpretazione Rivoluzionaria dell’Equipe 84
Inizialmente, Battisti non aveva intenzione di interpretare personalmente il brano. Deluso dalle critiche alla sua voce e scoraggiato dal debole risultato del suo primo 45 giri “Per una lira”, decise di affidarla all’Equipe 84, all’epoca definita da John Lennon “la band italiana più in linea con i tempi”. Maurizio Vandelli e i suoi compagni trasformarono la canzone in qualcosa di rivoluzionario. La registrazione, avvenuta negli studi Ricordi di Milano nel marzo 1967, utilizzò per la prima volta in Italia un registratore a otto piste. Le manipolazioni di Vandelli sul master originale e le svariate sovraincisioni conferirono al brano quel suono cristallino e psichedelico che lo rese unico.
Innovazioni Sonore e Culturali
“29 settembre” viene considerato il primo brano italiano di rock psichedelico, anticipando addirittura di tre mesi il “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band” dei Beatles. Per questo motivo è stato soprannominato “il Sergeant Pepper’s italiano” per l’impatto rivoluzionario che ebbe sul panorama musicale nazionale. Tra gli elementi più innovativi spicca la presenza di un vero annunciatore radiofonico della RAI, ingaggiato appositamente per annunciare il giornale radio con le date del 29 e 30 settembre. Questo espediente narrativo, fortemente suggestivo, facilita la comprensione della storia raccontata e amplifica l’atmosfera onirica del brano.
“Seduto in quel caffè io non pensavo a te”: La Narrazione di un Tradimento Senza Colpe
Il primo verso analizzato – “Seduto in quel caffè io non pensavo a te” – introduce immediatamente la dimensione dell’infedeltà, ma con una naturalezza che per l’epoca risultava scandalosa. Il protagonista non è tormentato dai sensi di colpa, ma semplicemente distratto dalla routine quotidiana. Il secondo elemento chiave – “Oggi 29 settembre” – in realtà fa riferimento al giorno precedente in un flashback. Come rivela l’ascolto attento della versione dell’Equipe 84, lo speaker dice “Ieri, 29 settembre…” e successivamente “Oggi, 30 settembre…”. La canzone è quindi ambientata il 30 settembre e racconta gli eventi del giorno precedente. Il cuore narrativo del brano rappresentò una vera rivoluzione culturale per l’Italia del 1967. Mogol racconta esplicitamente di un adulterio consumato con leggerezza, senza conseguenze morali per il protagonista. Come spiega lo stesso paroliere: “L’intenzione era quella di dare un esempio di ciò che ti prende per una persona una sera, e poi rendersi conto del confronto per il bene profondo di anni: uno è un lampo, l’altro è la luce”. Nella società italiana pre-sessantottina, dove l’adulterio era considerato un tabù e la musica leggera descriveva amori idealizzati, “29 settembre” presenta un protagonista che torna dalla propria compagna come se niente fosse accaduto, addirittura rallegrandosi del fatto che lei ignori tutto.
Il Successo e l’Influenza Duratura
Il singolo, pubblicato negli ultimi giorni di marzo 1967, raggiunse immediatamente il primo posto della hit parade italiana, dove rimase per cinque settimane consecutive. Vendette circa 550.000 copie, decretando il primo grande successo di Battisti come compositore e consolidando la fama dell’Equipe 84. Il brano segnò il “battesimo” del beat italiano nella psichedelia e aprì la strada a una nuova generazione di musicisti. La sua influenza si estende ben oltre gli anni Sessanta: ancora oggi viene reinterpretato da artisti di ogni generazione, dimostrando una capacità di attraversare le epoche che poche canzoni possiedono.
Le Reinterpretazioni: Da Battisti alle Cover Contemporanee
Nel 1969, Battisti decise di riappropriarsi del brano, includendolo nel suo album di debutto “Lucio Battisti”. La sua versione, più intimista e meno sperimentale, eliminò l’annunciatore radiofonico sostituendolo con un assolo di chitarra, offrendo un’interpretazione più “classica” rispetto alla versione psichedelica dell’Equipe. Da allora, “29 settembre” è stata reinterpretata da innumerevoli artisti italiani e stranieri. Tra le cover più note ricordiamo quelle di Mina, Ornella Vanoni, i Pooh, e il supergruppo Adelmo e i suoi Sorapis (formato da Zucchero Fornaciari, Dodi Battaglia e lo stesso Maurizio Vandelli). Ogni interpretazione ha saputo cogliere aspetti diversi di questo brano multisfaccettato.
29 settembre: L’Eredità Culturale
“29 settembre” ha fatto molto più che cambiare la musica italiana: ha trasformato una data in un simbolo collettivo. Come osserva un critico contemporaneo, la canzone “ha unito le generazioni come pochissime canzoni, da nord a sud, da destra a sinistra, élite e popolo”. È stata cantata da grandi artisti e da cantatori sotto la doccia, attraversando “varie epoche e più vite”. Il brano rappresenta il momento in cui la canzone italiana ha abbandonato definitivamente gli schemi tradizionali per abbracciare la modernità, anticipando quella rivoluzione culturale che sarebbe esplosa con il Sessantotto. La sua capacità di coniugare innovazione musicale e tematica con una melodia immortale ne fa uno dei vertici assoluti della musica leggera italiana, un manifesto generazionale che continua a parlare alle coscienze di ogni epoca. Oggi, quasi sessant’anni dopo, ogni 29 settembre milioni di italiani non possono fare a meno di canticchiare quelle note inconfondibili, testimonianza vivente di come una canzone possa diventare patrimonio genetico di un popolo intero.
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